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analisi e commenti ad articoli della COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
8) - gli interessi comuni, la solidarietà, l'eguaglianza, la ridistribuzione della ricchezza,
la ridistribuzione del carico pubblico, le agevolazioni e le esenzioni,
sono diventate e sono rimaste solo espressioni immaginifiche.
Tutto ciò, a mio avviso, è avvenuto perchè ancora non si sono capiti i seguenti concetti :
A) - Uno Stato, una Nazione si fonda su valori e principi <<Verità-Giustizia-Libertà-Dovere-Diritto>> che condividono tutti
quelli che vi partecipano e non su semplici compiti.
B) - Il compito di ogni Stato civile od Nazione è quello di produrre lavoro nel rispetto della dignità ed bioetica di ogni individuo.
Il lavoro senza principi e senza valori è letteralmente una bestia senza testa.
Invito, pertanto, ognuno a riflettere e a bene comprendere, cogliendo contestualmente l'occasione per inserire due semplici
espressioni chiarificative e illuminanti:
- E' forse una cosa buona fondare uno Stato sul lavoro degli schiavi ?
- il motto posto all'ingresso di numerosi campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale era :
"Il lavoro rende liberi"
In conseguenza di ciò che ho compreso, penso che i primi articoli della costituzione, dovrebbero essere cambiati e dovrebbero
essere scritti con qualcosa di simile :
Art 1 - L'Italia è uno Stato democratico fondato sui seguenti principi e valori :
<< Verità-Giustizia-Libertà-Dovere-Diritto>>.
Art 2 - Lo Stato riconosce e garantisce i diritti e i doveri inviolabili dell'uomo (maschio e femmina) sia come singolo, sia nella
famiglia, sia all'interno delle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità, contemporaneamente promuove, sviluppa e
garantisce in << verità-giustizia-libertà>> con atti concreti, in tutti i luoghi, l'istruzione, l'educazione, la formazione,
affinchè ognuno possa imparare bene a discernere, scegliere e divenire pienamente responsabile delle proprie azioni e della
propria vita, in perfetta<<umiltà-castità-dignità>>, nella saggezza e misericordia celeste.
E così via dicendo.
Questi sono i primi due articoli dell'attuale Costituzione Italiana. Invito ognuno a fare il confronto. |
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A mio avviso, senza sbagliare di molto, da tutte queste riflessioni emerge che:
- I costituenti, quando elaborarono la Costituzione Italiana (1945-1948) non erano in grado di affrontare tale tema:
- non sapevano risolvere i problemi inerenti alla Costituzione di uno Stato.
- Non comprendevano la portata dei loro articoli.
- Non avevano studiato i grandi pensatori e i grandi statisti del passato.
- Non furono in grado di fare meglio dei loro predecessori.
- Erano a piedi scalzi, in una condizione di odio, rivalsa, ignoranza, paura, dove prevaleva la cosa più banale;
parlare alla pancia del paese e caricare la costruzione dell'intera impalcatura sulle spalle del lavoro delle persone basandolo tutto
sul proprio modo di vedere la società con una indiscriminata imposizione della finanza funzionale e della finanza tributaria <<senza
pensare agli altri ideali>>.
Tutto lascia presupporre, che, come probabilmente, spesso avviene in casi simili, in quel tempo ed in quel momento ebbero visibilità solo pochi individui, mentre altre persone capaci vennero ignorate ed escluse dalla partecipazione, in caso contrario si dovrebbe ipotizzare, che tutto quello che è uscito dalla carta costituzionale è, ed era, tutto ciò che gli italiani erano e avevano nel 1948.
Tutti questi atti e tutti i concetti enunciati nella carta costituzionale hanno dato successivamente luogo a controverse interpretazioni, che a tutt'oggi continuano ancora a pesare sulla vita di tutti gli italiani.
Si sa, perchè tutti lo dicono, che il concetto di <<capacità contributiva>> trattato nell'art. 53 della Costituzione Italiana è stato considerato una <<scatola vuota>> dagli economisti.
Si sa, anche, che fu considerato una norma di non immediata applicazione.
Si sa comunque, che sentenze successive alla sua emanazione hanno stabilito che rientra tra le norme costituzionali prioritarie e quindi con capacità di determinare la validità o l'invalidità di leggi che regolano la contribuzione dei cittadini.
Sottolineiamo che la capacità contributiva è nozione anzitutto economica.
Si sa, quindi che anche nel 1947 i costituenti non furono in grado di prevenire con qualche norma la possibilità che gli individui potessero <<complicarsi la vita>> e potessero essere indotti in schiavitù, come avveniva in precedenza a tutti coloro che possedevano solo <<un minimo necessario al soddisfacimento delle esigenze inderogabili della vita>>.
Secondo un espressione generalizzata la contribuzione obbligatoria ritrae la propria giustificazione dall'idea che il suo assolvimento soddisfi le esigenze non individualistiche ma sociali della collettività.
Si dice che anche questa obbligazione non si adempie perchè si riceve, ma si adempie perchè si partecipa come membri di una comunità organizzata in qualità di corresponsabili delle sue esigenze e della sua sopravvivenza.
Così il dovere giuridico singolo si diluisce e si fonde nel dovere di tutti e la posizione giuridica del singolo viene assoggettata alla finanza pubblica e alla spesa pubblica.
Si dice chiaramente e senza giri di parole che la Costituzione Italiana ripudia la concezione di finanza neutrale e si apre al modello della finanza funzionale.
Su questo concetto gli economisti e i costituzionalisti inventano, successivamente, svariati meccanismi di assoggettamento con l'asserzione che è la finanza funzionale che deve rimuovere gli ostacoli economici, che a loro volta impediscono e limitano la libertà e l'eguaglianza dei singoli e lo sviluppo della persona umana.
Penso che queste opinabili interpretazioni di parte, che non contemplano le corrette conclusioni a cui oggi hanno portato gli studi sullo sviluppo umano, hanno indottrinato le menti più volubili, come avviene ad uno specchio per le allodole <<Questo detto viene usato per indicare tutto ciò che serve per ingannare gli ingenui con lusinghe o prospettive allettanti>>.
Da tutto quello che emerge dalla presente disamina si può dire che:
i personaggi dominanti nel secondo dopoguerra non avevano realizzato una struttura morale sufficiente, in grado di consentire loro di essere nelle condizioni di porre le basi per una buona costituzione.
Questa mia osservazione nasce da un'analisi libera da preconcetti e da obblighi di asservimento acritico allo schema costituzionale che oggi stiamo vivendo.
Per quello che io comprendo, così come è stata concepita e predisposta la Costituzione Italiana, rappresenta una <<non scelta> ed un appiattimento e adattamento ad uno schema del passato, con parvenza di innovazioni, che di fatto sono vuote.
Questa mia modesta opinione è confermata anche da svariati economisti e da molto tempo.
Purtroppo, un altro dato più rilevante e obiettivo, <<della mia modesta opinione>>, è la situazione reale che questa impalcatura normativa ha prodotto, che è sotto gli occhi di tutti:
- Corruzione dilagante e continua, sopratutto nelle istituzioni;
- Mancanza effettiva di eguaglianza;
- Impoverimento economico e morale della popolazione.
Queste mie affermazioni trovano pieno riscontro nel fatto che in Italia oggi, molte strutture pubbliche impongono, attraverso meccanismi subdoli e costrittivi, pesi sporchi alla popolazione.
Si manifestano così comportamenti spregiudicati e disonesti attraverso un interpretazione malsana dei regolamenti, che l'impalcatura legislativa consente, fino al punto che singoli operatori tributari multano per migliaia di euro modesti commercianti, artigiani e autonomi lavoratori per sciocchezze e banalità,
oppure inducono al suicidio con multe assurde anche semplici persone che non riescono a mandare avanti la loro famiglia.
Inoltre, in altre situazioni, ancora, si verificano casi in cui vengono sequestrate e messe in vendita le abitazioni principali di famiglie con reddito modesto, solo perchè non sono riuscite a chiudere velocemente i loro piccoli debiti di poche migliaia di euro.
Lo stesso avviene per le piccole aziende, alle quali gli enti coattivi costruiti da questi governi miserevoli e dai loro funzionari degenerati, impongono ogni sortà di crudeltà.
In conclusione, penso si possa tranquillamente dire che la costituzione Italiana fino ad oggi è stata usata dai vari governi succedutisi nel dopoguerra in modo anomalo e tortuoso.
Questo uso spregiudicato ha prodotto una frattura ed uno sbilanciamento continuo tra eguaglianza e solidarietà, ha letteralmente generato una cultura sociale monolitica, monodimensionale e di parte, che sta continuamente diminuendo il valore democratico della repubblica e della costituzione stessa.
Ora, la mia opinione è che, La Costituzione Italiana e gli altri tipi di Costituzioni utilizzate in questo pianeta, nella loro impalcatura, contemplano un linguaggio pericoloso, che in modo subdolo produce l'induzione alla schiavitù e spinge l'individuo a diventare un fuorilegge. (Devo, comunque dire, che questo avviene per la fragilità mentale dell'uomo, che, nelle condizioni attuali di debolezza ed inconsapevolezza, è facile preda di condizionamenti ed influenze di ogni genere).
E' accaduto, che espressioni della Costituzione, come la seguente:
ART. 54. Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge. |
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Hanno creato le condizioni secondo la quale un uomo viene posto dalla legge in condizioni di superiorità rispetto ad ogni altro uomo, contravvenendo al seguente principio:
- Nessun uomo deve essere posto dalla legge in condizioni di inferiorità rispetto ad ogni altro uomo.
Infatti, con tale espressione qualsiasi funzionario pubblico viene autorizzato <<dalla legge>> ad esercitare una superiorità verso gli altri uomini -(Penso che in condizioni normali, questo non dovrebbe avvenire, ma, oggi è ciò che, comunemente, avviene)-.
In tale modo <<senza una corretta impostazione dei propri doveri e dei propri diritti>> nell'espressione legislativa, ogni pubblico funzionario può praticare e anche giustificare eventuali propri difetti e proprie meschinità.
- (A mio avviso è da notare che con l' << indeterminato >> dovere di adempierle con disciplina, senza alcuna citazione di diritti, ma con la sola espressione: <<dei casi stabiliti dalla legge>>; che nel nostro quadro istituzionale, oggi, è letteralmente: tutto e il contrario di tutto, vengono permessi e perpetrati abusi e corruzioni di ogni genere. -
Questa è una cosa, che accade, di frequente e senza freni.
Quindi, attualmente, un funzionario pubblico <<secondo le proprie inclinazioni>> così programmato e motivato nello schema istituzionale, può, anche, praticare solo imposizioni nella migliore delle ipotesi,
ma anche violenze, quando non è riuscito a costruire e risvegliare, in se, valori sani durante la sua crescita e la sua educazione.
Nel nostro attuale contesto storico qualsiasi generica espressione nella costituzione è destinata a generare ingiustizie.
Infatti, nella civiltà attuale, mancano le basi della consapevolezza e le persone ancora non sanno, non sono consapevoli e non sono in grado di affermare
- ciò che è personale ( PROPRIO CORPO - IO ECC. ) e ciò che non è personale ;
- ciò che è relativo ( PARENTI - GENITORI ECC. ) e ciò che non è relativo ;
- ciò che è oggettivo ( COSE - OGGETTI ECC. ) e ciò che non è oggettivo ;
- ciò che è proprio e ciò che non è proprio;
- ciò che si può dare e ciò che non si può dare;
- ciò che si può ricevere e ciò che non si può ricevere;
- ciò che si può restituire e ciò che non si può restituire;
- ciò che si possiede e ciò che non si possiede;
- ciò che è privato e ciò che è pubblico;
Ecco perchè è necessaria un'impalcatura costituzionale semplice e, <<il più possibile>>, precisa, sopratutto, al fine di evitare che persone dalla mente debole possano interpretare male o riempire con concetti deleteri i vuoti legislativi.
Espressioni costituzionali generiche o incomplete come le seguenti:
Art. 14. Art. 41. |
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hanno prodotto notevoli danni, mentre la parola imposizione <<a mio avviso, frutto delle menti deboli dei costituzionalisti>> ha generato una caterva di ingiustizie, fino a sconfinare nella rapina della proprietà privata e nell'istigazione al suicidio.
Altre espressioni costituzionali come le seguenti:
Art. 35. <<potevano almeno scrivere: le esigenze delle popolazioni>> (nota personale Domenico Stamati) |
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dovrebbero aver contribuito a creare la mente del perfetto lavoratore, ovvero la creazione di una classe sociale, in evidenza e probabilmente anche in contrapposizione o in subalternità con altre ipotetiche caste.
Bisogna, inoltre rilevare, che, purtroppo la mancanza di struttura morale nelle classi dirigenti di questo pianeta e la loro mala fede, non aveva e ancora non ha intenzione di mettere in pratica, concetti elementari che noi, semplici abitanti e cittadini, abbiamo da tanto tempo raggiunto, grazie alle notevoli presenze storiche che si sono succedute in questo mondo.
Ricordiamo Giuseppe Mazzini, che le classi dirigenti italiane anno ignorato e continuano ipocritamente caparbiamente ad ignorare, ancora oggi.
Mentre va sottolineato che se negli anni del dopoguerra non ci fossero stati gli uomini di Roosvelt in Europa e nel mondo, anche noi in Italia, nella nostra carta costituzionale, molto probabilmente, avremmo inserito solo concetti schifosi ed impositivi come il seguente :
Art. 44.
Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e la media proprietà. La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane. |
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concetti di indottrinamento sociale, che, come abbiamo già detto: creano solo
<<la ipotetica mente>> del perfetto lavoratore. |
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Franklin Delano Roosvelt - ( la seconda carta dei diritti ) Ai giorni nostri alcune verità economiche sono state accettate come evidenti. Una seconda Carta dei Diritti, sulla quale si possa fondare una nuova base di sicurezza e prosperità, a prescindere da condizioni sociali, razza o religione. Fra questi, c’è il diritto ad un lavoro utile e remunerativo, il diritto a guadagnare abbastanza da permettersi dignitosamente cibo, vestiario e svago. Il diritto di ogni agricoltore di coltivare e vendere i suoi prodotti ad un guadagno che dia, a lui e alla sua famiglia, una vita adeguata. Il diritto di ogni uomo d’affari, grande o piccolo, di esercitare il commercio in un atmosfera di libertà. Libertà da concorrenza sleale e dal dominio di monopoli in patria e all’estero. Il diritto di ogni famiglia ad una casa decorosa. Il diritto ad una adeguata assistenza sanitaria e l’opportunità di raggiungere e godere una buona salute. Il diritto ad una adeguata tutela dai timori economici dovuti ad anzianità, malattia, incidenti e disoccupazione. Il diritto ad una buona istruzione Tutti questi diritti significano sicurezza. E quanto sarà vinta questa guerra, dobbiamo essere preparati ad andare avanti e ad introdurre questi diritti, per nuovi scopi della felicità umana e del benessere. Perché se non c’è sicurezza qui in patria, non può esserci una pace duratura nel mondo. |
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Stamati Domenico Basile